Quali sono le espressioni onomatopeiche
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Cómo se pronuncia onomatopeya
Si analizza un insieme di forme onomatopeiche presenti nel Quechua centrale che, contrariamente alla considerazione strutturale tradizionale, denotano un’organizzazione sistematica coerente, che si spiega con meccanismi tracciabili di conformazione onomatopeica come la reduplicazione e la quantità delle vocali. In questo contesto, l’obiettivo principale è quello di sviluppare un lavoro di raccolta di dati reali per valutare il comportamento della conformazione delle onomatopee attraverso la misurazione di correlati acustici, come la quantità. Si rilevano configurazioni concettuali, in cui certe sequenze di vocali e consonanti sono legate a un quadro concettuale che esprime il modo in cui i parlanti quechua categorizzano le emissioni animali. In quest’ultimo aspetto, bisogna dire che non si tratta di ripetizioni o imitazioni di animali, ma di categorizzazioni in cui l’associazione tra suono e significato si esprime in specifici schemi fonologico-concettuali.
Nel quechua central se presentan onomatopeyas motivadas por el marco experiencial de los quechuahablantes, cuyos mecanismos presentan una jerarquía de prototipicidad reflejada en la mayor o menor ocurrencia.
Cos’è l’onomatopea?
Un’altra spiegazione per l’emergere del linguaggio umano è fornita dalla teoria del “Ding Dong”, che presuppone che gli umani siano riusciti a parlare mentre designavano le cose con il suono associato ad esse, ad esempio plaf per l’acqua, yuck per esprimere disgusto o repulsione, chist per dire alla gente di stare zitta, ecc. La parola inglese boom è un’espressione ovvia per qualsiasi tipo di esplosione, compresa quella della bomba atomica. Questo tipo di creazione di parole per esprimere un rumore (o per riflettere verbalmente un’impressione visiva) si chiama onomatopea. La parola viene dal greco e significa letteralmente “fare un nome”. Per esempio, le fusa sono un suono onomatopeico che esprime il suono rauco, morbido e monotono emesso da un gatto in segno di piacere o soddisfazione, o il rumore morbido e costante prodotto da un motore, simile alle fusa di un gatto.
Anche se le teorie sull’emergere di una lingua principale si basano principalmente sulle sfere del pericolo, della caccia e del combattimento, è accettato che le parole per esprimere i sentimenti e le emozioni spirituali sono sorte molto probabilmente quando i sentimenti venivano espressi spontaneamente. L’amore e l’odio sono buoni esempi di questo. In quasi tutte le lingue la parola “amore” è più piacevole all’orecchio con un suono molto più seducente, mentre la parola “odio” ha un suono più forte e duro. Questa stessa sovrapposizione tra suono e significato si vede anche in altre coppie di parole come “bello” e “odioso”.
Suoni onomatopeici
Le onomatopee coprono un campo molto ampio, che va dal rumore che si fa camminando a quello delle campane, e comprendono una vasta gamma di riproduzioni sonore come il rumore dei vestiti, il rumore dei mezzi di trasporto e molti altri. Oggi, però, parleremo solo di due dei temi più suggestivi: gli animali e i fumetti.
Un caso speciale si trova nel giapponese e nei manga, naturalmente. In giapponese, le onomatopee sono molto usate, al di là di semplici effetti sonori come lo squillo di un telefono (ring) o qualcosa che cade a terra (paf o plof).
Onomatopee di animali
La RAE definisce l’onomatopea come l’imitazione o la ricreazione del suono di qualcosa nella parola che si forma per significarla e anche come la parola che imita o ricrea il suono della cosa o azione nominata.
L’onomatopea è una classe di parole indipendente e una parte del discorso, è invariabile e indipendente da altre costruzioni sintattiche. Ha un ruolo morfosintattico, cioè ha una certa forma e ha una funzione nella frase.
Le onomatopee derivanti dalla derivazione sono il risultato di mettere un suono espressivo prima o dopo una base. I “prefissi” ricorrenti sono cata- e pata-. Il “suffisso” più comune è -ba. Quasi sempre, le parole risultanti rappresentano dei tratti. Esempi: catapum, patatrás, pumba, pimba, pimba, bimba, tumba, ecc.
*In questa lista sono degne di nota le onomatopee “tilín” e “tararí”. Il primo è l’origine della locuzione verbale “hacer tilín”, che significa “essere attraente”. Il secondo è usato come interiezione per esprimere derisione o disaccordo.