Perche dante sceglie virgilio come guida
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Virgilio fu la guida di Dante nella sua opera
Si dice che Dante scelse il poeta e autore Virgilio come sua guida perché provava una grande ammirazione per la letteratura da lui scritta e soprattutto per l’epica “L’Eneide”, opera che si ripercuote in una serie di riferimenti nell’opera di Dante, che considerava il poeta romano il suo maestro.
Durante il loro viaggio in ogni cerchio, appaiono personaggi e creature della cultura classica. La prima volta che Virgilio appare davanti a Dante è quando è messo alle strette da tre bestie selvagge che rappresentano i peccati capitali, dice Pedro Sanz Abad:
Virgilio riesce a scacciare le bestie e inizia subito il viaggio con il suo protetto. Sanz Abad suggerisce poi che la ragione “allontana il peccato e conduce alla fede” (Beatriz). Arrivando alle porte dell’Inferno e leggendo le iscrizioni che terrorizzano Dante, è il suo maestro a calmare continuamente i suoi nervi e le sue paure, rendendo il lettore immediatamente consapevole della fiducia che ha in lui, perché anche se Dante inizialmente mette in dubbio il suo desiderio di entrare attraverso le porte dell’Inferno, è Virgilio che, con la sua eloquenza, riesce a convincere l’autore.
Perché Virgilio non può entrare in Purgatorio
La Divina Commedia racconta il viaggio di Dante attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, guidato dal poeta romano Virgilio. Il poema inizia con l’incontro di Virgilio con Dante, che si perde in una giungla e incontra delle bestie selvagge. Virgilio confessa al poeta di essere venuto in nome di Beatrice, una donna virtuosa, e lo conduce in un lungo cammino di redenzione che inizia ad Averno.
Il tema centrale della Commedia è il viaggio di Dante, lungo il quale egli trova la propria identità. Ma, fin dall’antichità, il viaggio ha rappresentato la vita umana, in modo tale che non è solo l’acquisizione di esperienze, ma anche il simbolismo di ognuna delle tappe, ognuno dei passaggi lungo i quali il viaggiatore passa: l’Inferno inizia di notte, equivalente alla disperazione; l’arrivo in Purgatorio avviene all’alba, simbolo della speranza, mentre l’ingresso in Paradiso è a mezzogiorno, nella pienezza della luce, simbolo della salvezza.
Chi guida dante in paradiso
L’azione inizia in medias res. Questo permette a Dante di evitare alcuni punti “scomodi” della narrazione, che dichiara di non ricordare, sviene o è assente a livello intellettuale, anche se fisicamente è sempre presente. Il poeta è perso in una giungla oscura, su un piano allegorico in un momento difficile della sua vita e più in generale in una giungla di peccato ed errore. Come un chiaro cronotopo, la foresta oscura rappresenta la sventura e l’errore in modo simile a ciò che accade nella favola popolare. Il “sentiero dritto” rappresenta chiaramente la rettitudine, cioè il cronotopo opposto.
“E che dolore, che paura” è per Dante-narratore (nel flashback in cui si racconta tutto il poema) ricordare la “durezza” della difficile giungla. Questa giungla (cioè il peccato) è così amara che la morte è ancora peggio, ma per parlare del bene che il poeta ha trovato si presta bene a rivivere quell’esperienza: è il concetto di commedia, un inizio duro è coronato da un lieto fine. Dante non ricorda bene come si è perso, a causa di una confusione dei sensi che gli ha fatto perdere la strada.
Cosa simboleggia Virgilio nella divina commedia?
La Divina Commedia è considerata il più grande poema epico della letteratura italiana e uno dei più grandi della letteratura mondiale. Dante lo scrisse in dialetto toscano, che è la matrice dell’italiano di oggi.
Nel Paradiso, non meno complesso nella struttura dell’Inferno e concepito come un’immensa rosa in ognuno dei cui petali c’è un’anima, e nel cui centro vertiginoso c’è Dio, Dante trova la sua amata, Beatrice, vicina a Dio. Quando il poeta guarda a Lui, la sua memoria trabocca, sviene e si risveglia.
Ché la diritta via era smarrita, si è allontanato dalla retta via, la via del bene, che porta alla salvezza dell’anima dopo la morte, e per questo si trova in una giungla, che rappresenta il peccato.
Ah quanto a dir qual era é cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte, appaiono quattro caratteristiche della giungla, la già citata oscurità che mostra la mancanza di luce divina, e poi dice: selvaggia che domina l’istinto sulla ragione; aspra perché ferisce l’anima e fitta perché non c’è via, non c’è via d’uscita.