Esempi di anastrofe e iperbato
Contenuto
Esempi di iperbaton nelle poesie
L’antonomasia comprende anche il procedimento opposto: molti nomi propri sono diventati una rappresentazione degli attributi del personaggio originale e sono usati come nomi comuni. In questo caso, il generico è sostituito dall’individuo.
Una figura retorica che consiste nel lasciare una frase incompleta o nel non chiarire una specie, mentre implica il significato di ciò che non viene detto, e a volte più di ciò che viene lasciato non detto. Pausa o reticenza.
Figura retorica che consiste nel rivolgersi con veemenza a uno o più, presenti o assenti, vivi o morti, esseri astratti o cose inanimate, in seconda persona, o nel rivolgersi a se stessi negli stessi termini.
Lì le lacrime sono inutili, lì il pentimento è inutile, lì le preghiere non vengono ascoltate, lì le promesse per il futuro non vengono accettate, lì il tempo per la penitenza non viene dato, perché una volta finito l’ultimo punto della vita non c’è più tempo per la penitenza”. (Da Granada, Luis)
Lì non valgono le lacrime, lì è inutile il pentimento, lì non si ascoltano le preghiere, lì non si accettano le promesse per il futuro, lì non si dà tempo per la penitenza, perché una volta passato l’ultimo punto della vita non c’è più tempo per la penitenza… (Fra Luis de Granada).
Esempi di antitesi nella pubblicità
In retorica, l’anastrofe, dal greco “anastrophé”, “inversione”, è, all’interno delle figure letterarie, una delle figure di posizione. Consiste nell’invertire l’ordine sintattico abituale o normale di due o più parole successive in una frase, che possono essere soggetto e predicato, verbo e complemento, nome e attributo.
Dobbiamo tenere presente che in spagnolo la posizione delle parole è molto libera, e quindi dobbiamo stare attenti all’identificazione di questa figura. Non è sempre chiaramente distinguibile dall’iperbole, che, a differenza dell’anastrofe, comporta la trasposizione di uno o più elementi della frase.
Figure letterarie
Si distinguono quattro tipi di iperbaton: la ‘tesi’, che consiste nell’inserire una parola tra due elementi di un’altra parola composta; la parentesi, che consiste nell’introdurre in una frase un’interiezione o una frase con un’intonazione diversa; l’anastrofe, che consiste nel posporre la preposizione al nome di cui governa il caso; e l’isterologia, che consiste nell’alterare l’ordine delle parole e dire prima ciò che dovrebbe venire dopo.
Generalmente, l’iperbaton si usa nei seguenti due casi: la composizione di TESTI LETTERARI con sintassi latinizzante, una lingua caratterizzata da libertà sintattica, o per enfatizzare o sottolineare il significato di uno degli elementi che sono stati spostati nella frase. Nei componimenti poetici, si usa anche per ragioni metriche, dato che permette di modificare o facilitare i fenomeni linguistici, molti dei quali sono usati gradualmente.
D’altra parte, in questi versi dell’Ecloga I di Garcilaso de la Vega, troviamo un iperbaton con il verbo alla fine della frase: “sus quejas imitando”. La sintassi naturale sarebbe: “imitando sus quejas”.
1
Il termine anastrofe viene dal greco ἀναστροφή “ritorno indietro”, “inversione”. L’anastrofe è una figura retorica che consiste nell’inversione dell’ordine abituale di due o più parole immediatamente successive, nota anche come inversio in latino.
Nelle lingue classiche, dove l’ordine delle parole è relativamente libero, non è facile determinare la portata dell’anastrofe. Così, gli elementi più frequentemente interessati da questa inversione dell’ordine abituale delle parole sono i marcatori o connettori sintattici o testuali, specialmente le preposizioni e le congiunzioni. Queste particelle, invece di essere collocate all’inizio del sintagma o della frase, si spostano indietro di uno o due posti.
Particolarmente significativo è il seguente esempio del poeta Catullo in cui il ritardo della congiunzione avversativa sed alla seconda posizione, e la conseguente inversione dell’ordine sintattico, sembra rispondere al desiderio di trasferire al testo stesso lo stato di confusione derivante dall’innamoramento dell’autore: