Differenza tra capitolare di quierzy e constitutio de feudis
Editto di Mersen
Nei decenni precedenti, con i giuramenti di fedeltà Conti, Vassalli di imperatori e re, erano inclusi nel beneficio non solo delle terre e dei diritti relativi all’ufficio comitale, ma l’ufficio stesso e l’area territoriale ad esso collegata, portando alla mancata comprensione della sua natura e spinta del patrimonio feudale in generale e in particolare del grado di Conte.
Con esso si applicò un tentativo di minare il solido fronte feudale; si aggiunse dalla parte della corona tutta la nobiltà minore e l’influenza della ribellione dei Valvassori e dei mercanti contro il vescovo di Milano Ariberto d’Intimiano, attorno al quale si creò un feudalesimo indipendente dal potere dei conti, e i cui membri furono chiamati Capitanei.
Feudalesimo
C’erano molti punti deboli in esso, e la ragione di una rottura poteva venire da molte parti; una rottura che, una volta iniziata, doveva rivelarsi fatale per tutto l’impero. La lotta per le investiture, scoppiata nella seconda metà del X secolo, ebbe infatti conseguenze catastrofiche. L’idea imperiale degli ottomani era un sistema chiuso in se stesso, che non offriva né prevedeva alternative e non ammetteva altra opzione che la sottomissione della Chiesa all’impero o la dispersione dell’intero apparato statale. Un terzo fattore di potere non poteva entrare in gioco. Il mondo romanico, invece, che all’inizio del X secolo era così depresso che ogni ordine istituzionale era quasi disintegrato, fu costretto, proprio per questo, a lavorare intensamente alla propria rinascita. L’estrema anarchia risvegliò in Francia la volontà degli indigeni e la capacità di prendere in mano il loro futuro e di collaborare con tutti coloro che erano interessati al cambiamento, all’eliminazione delle forze tradizionali che ora apparivano distruttive.266
Capitolare de mersen
La Constitutio de feudis (“Costituzione dei feudi”), nota anche come Edictum de beneficiis regni Italici (“Editto sui benefici del regno italiano”), fu una legge che regolava i contratti feudali decretata dall’imperatore Corrado II il 28 maggio 1037 (vigilia di Pentecoste) a Pavia,[1] durante il suo assedio di Milano. Essa “ebbe effetti più ampi e duraturi sulla società italiana di qualsiasi altro atto legislativo imperiale”, e “attirando[va] nelle città [il proprietario terriero moderatamente ricco, esso] costruì un ponte ad alto livello sociale tra città e campagna.”[2] Secondo Susan Reynolds, essa “segna[va] la fondazione del diritto accademico dei feudi”, in quanto costituì la base dei Libri feudorum.[3]
La Constitutio fu ratificata da Enrico III di Germania, figlio ed erede di Corrado, e, nel 1040, dall’arcivescovo Ariberto II di Milano.[1] Essa consacrò i vavassores nei loro benefici a vita e li rese ereditari, abrogando la loro dipendenza dai capitanei e amalgamando così le due classi feudali in un’unica ampia classe proprietaria di terre. Questa era l’intenzione di Corrado, come afferma il preambolo della Constitutio: “riconciliare gli animi dei magnati e dei cavalieri [milites] affinché si trovino sempre in armonia e possano fedelmente e costantemente servire noi e i loro signori con devozione”.[4]