Da dove deriva il nome predicato
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Cosa sono gli esempi di predicato
È stato suggerito di fondere questo articolo o sezione in Predicato verbale (vedi discussione).Una volta fatta la fusione del contenuto, chiedi la fusione della storia qui.Questo avviso è stato pubblicato l’11 gennaio 2023.
Nella grammatica tradizionale, il predicato è considerato una delle due parti che compongono una frase semplice, l’altra parte è il soggetto o “partecipante esterno” sul quale il predicato afferma qualcosa (questo è strettamente vero solo per le frasi enunciative).[1] Nell’analisi generativista più recente tale semplice analisi grammaticale tradizionale non è utilizzata, per diverse ragioni:
A parte il partecipante che è codificato come soggetto, la maggior parte dei verbi richiede solo un argomento addizionale o complemento obbligatorio (che morfologicamente è un CD, un CI o un CR), al di fuori di questo argomento proprio il resto degli “argomenti” sono quelli che si chiamano agganci [sintattici].
L’analisi generativista differisce da quella tradizionale e postula che nella frase sia presente un pronome imprecativo foneticamente vuoto, che è un tipo di soggetto ellittico. Che tale posizione debba essere obbligatoriamente occupata si riflette nella costruzione dell’ascesa:
Qual è il nucleo del predicato
Il Predicato Nominale (NP) è caratterizzato dal fatto che il verbo (V.) non implica o rappresenta alcuna azione che il soggetto compie, è semplicemente una copula o unione tra il soggetto e qualcosa che si dice di esso, che è l’Attributo. Si forma usando i verbi copulativi: estar, parecer e semejar preceduti da:
Che il verbo è semipredicativo. Questi verbi sono quelli che sono di natura predicativa, cioè appaiono come azione, ma in verità funzionano anche come copula tra il soggetto e ciò che si dice di esso, cioè il suo attributo.
Predicato verbale
È stato suggerito che questo articolo o sezione sia fuso in Verbal predicate (vedi discussione).Una volta fatta la fusione del contenuto, richiedi la fusione della storia qui.Questo avviso è stato pubblicato l’11 gennaio 2023.
Nella grammatica tradizionale, il predicato è considerato una delle due parti che compongono una frase semplice, l’altra parte è il soggetto o “partecipante esterno” sul quale il predicato afferma qualcosa (questo è strettamente vero solo nelle frasi enunciative).[1] Nell’analisi generativista più recente tale semplice analisi grammaticale tradizionale non è utilizzata, per diverse ragioni:
A parte il partecipante che è codificato come soggetto, la maggior parte dei verbi richiede solo un argomento addizionale o complemento obbligatorio (che morfologicamente è un CD, un CI o un CR), al di fuori di questo argomento proprio il resto degli “argomenti” sono quelli che si chiamano aggettivi [sintattici].
L’analisi generativista differisce da quella tradizionale e postula che nella frase sia presente un pronome imprecativo foneticamente vuoto, che è un tipo di soggetto ellittico. Che tale posizione debba essere obbligatoriamente occupata si riflette nella costruzione dell’ascesa:
Soggetto e predicato
a) Assertivo, assertivo, dichiarativo o enunciativo: Frasi in cui il parlante esprime asserzione, cioè certezza sulla realtà e sullo stato di cose descritto nell’enunciato. La frase assertiva può essere valutata in termini di verità, cioè ha un valore veritativo, e in essa si manifesta l’impegno epistemico del parlante (modalità epistemica). Sono caratterizzati dall’uso dell’umore indicativo e dall’intonazione enunciativa. Sono classificati come affermativi e negativi.
f) Interrogativi: pongono una domanda su tutto il processo enunciato (totale, in cui la risposta è sempre sì/no o equivalente) o su un aspetto di esso (parziale, con pronomi interrogativi e avverbi).
1) Riflessivo o riflessivo: John si lava. Juan si lava la faccia. I miei figli si lavano la faccia nel lavandino e poi si asciugano (In sg /pl, azione che ricade sul soggetto che la compie, pronome con funzione CD o CI, autorinforzo).