Cose paura in analisi grammaticale
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Prima di presentare la grammatica di base delle forme e dell’uso dei tempi dell’indicativo, commenteremo la differenza tra “tempo” come nozione concettuale e “tempo” come nozione grammaticale.
Per esempio, se vogliamo riferirci a un evento accaduto nel passato, possiamo scegliere tra diversi tempi passati (forme): il Pretérito, l’Imperfetto, il Presente Perfetto, il Pluscuamperfetto, ecc. La selezione dipende da diversi fattori legati al contesto di quell’evento e alla sua relazione con altri eventi.
Tuttavia, a volte ci riferiamo a un evento in un certo momento, ma usiamo un tempo verbale che non corrisponde strettamente al tempo dell’evento. Per esempio, possiamo usare il Present Simple Tense (forma) per riferirci a un evento che accade nel futuro.
Qui in avanti se usiamo la parola “tempo” ci riferiamo alla nozione concettuale (cioè il tempo), ma se usiamo l’espressione “verbo teso” ci riferiamo alla nozione grammaticale (cioè la tensione).
La paura è un verbo aggettivo o sostantivo
Il soggetto: l’entità di cui si dice qualcosa. In termini strutturali, il soggetto è espresso come una frase sostantiva. Di solito è espresso come un sostantivo ((1)-(5)) o come un pronome esplicito ((6)-(7)); può essere un soggetto semplice (es. (1) – (3)) o piuttosto complesso (es. (4) – (5)):
RIPASSO: Nell’analisi grammaticale, si parla di PRIMA persona, SECONDA persona e TERZA persona singolare o plurale. I pronomi personali soggetto che corrispondono ad ogni persona sono riportati qui sotto.
In inglese queste stesse frasi sono espresse con il soggetto “There” o “It”, ma questi soggetti non hanno alcun riferimento (cioè soggetto vuoto), ma sono espressi perché l’inglese richiede sempre l’espressione di un soggetto esplicito.
Se il riferimento al soggetto viene cambiato nella stessa espressione, di solito viene incluso un soggetto esplicito – negli esempi (12) e (13) sembra raro cambiare il riferimento al soggetto senza includere il soggetto pronominale esplicito.
Bisogna notare che negli esempi di (41) e (42) i pronomi espliciti possono essere espressi senza alzare il tono di voce (come si fa in inglese). Nell’esprimere questi enunciati l’inclusione del pronome esplicito è sufficiente per attirare l’attenzione sul contrasto/focus che il parlante vuole esprimere.
Mi piace è soggetto o predicato
Consiste fondamentalmente nel determinare che tipo di parola o categoria grammaticale forma ogni parola in una frase. È importante non confonderla con l’analisi sintattica, dove ciò che viene analizzato è la funzione di una parola in una frase.
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Miedo è un sostantivo o un aggettivo
Ora, quali sono i tipi di parole, i “paradigmi” che possiamo trovare? Delimitare i tipi di parole è stata una preoccupazione costante nella nostra storia grammaticale. Già nel 1492, Antonio de Nebrija si pose questa stessa domanda e, in mancanza di precedenti, si rivolse alle grammatiche latine e greche, che avrebbero determinato il nostro approccio alla morfologia fino quasi ai giorni nostri.
Questa classificazione è rimasta quasi identica (tranne che per le forme verbali non personali) fino alla grammatica di Alarcos nel 1994. Sia la prima grammatica del RAE (1771) che l’Esbozo, già nel 1973, continuavano a raggruppare nomi e aggettivi sotto la categoria di “nome”, e determinanti e pronomi sotto quella di “pronome”. Così, la prima Gramática de la lengua castellana (1771) distingueva nove parti del discorso: nome, pronome, articolo, verbo, participio, avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione.
Questa teoria si ripercuote anche nell’ortografia; infatti, l’intenzione della RAE era di eliminare l’accento diacritico da quelli che fino ad allora aveva considerato pronomi dimostrativi, ma alla fine rimase una semplice raccomandazione nell’Ortografia del 2025 (l’abitudine, mantenuta fin dalla Grammatica -che allora includeva l’Ortografia- del 1870, ha pesato molto). Se in entrambi i casi si tratta di determinanti, la tilde diacritica non ha più senso. Questo significa anche, per gli insegnanti di spagnolo come lingua straniera, una certa liberazione dalla “croce” che era la tilde diacritica nei dimostrativi, poiché costringeva gli studenti a un’analisi morfologica costante.