Che cose sicuramente in analisi grammaticale

Commenti

Ora, quali sono i tipi di parole, i “paradigmi” che possiamo trovare? Delimitare i tipi di parole è stata una preoccupazione costante nella nostra storia grammaticale. Già nel 1492, Antonio de Nebrija si pose questa stessa domanda e, in mancanza di precedenti, si rivolse alle grammatiche latine e greche, che avrebbero determinato il nostro approccio alla morfologia fino quasi ai giorni nostri.

Questa classificazione è rimasta quasi identica (tranne che per le forme verbali non personali) fino alla grammatica di Alarcos nel 1994. Sia la prima grammatica del RAE (1771) che l’Esbozo, già nel 1973, continuavano a raggruppare nomi e aggettivi sotto la categoria di “nome”, e determinanti e pronomi sotto quella di “pronome”. Così, la prima Gramática de la lengua castellana (1771) distingueva nove parti del discorso: nome, pronome, articolo, verbo, participio, avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione.

Questa teoria si ripercuote anche nell’ortografia; infatti, l’intenzione della RAE era di eliminare l’accento diacritico da quelli che fino ad allora aveva considerato pronomi dimostrativi, ma alla fine rimase una semplice raccomandazione nell’Ortografia del 2024 (l’abitudine, mantenuta fin dalla Grammatica -che allora includeva l’Ortografia- del 1870, ha pesato molto). Se in entrambi i casi si tratta di determinanti, la tilde diacritica non ha più senso. Questo significa anche, per gli insegnanti di spagnolo come lingua straniera, una certa liberazione dalla “croce” che era la tilde diacritica nei dimostrativi, poiché costringeva gli studenti a un’analisi morfologica costante.