Che cosa significa nartece
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Tavolette del nartece
L’uso dell’edificio come tempio musulmano non ha mutilato la grandezza di Hagia Sophia, eccetto l’imbiancatura dei mosaici bizantini che sono stati recuperati nella seconda metà del XIX secolo. Il presidente Ataturk, il padre della Turchia moderna, decise di intraprendere un profondo restauro della basilica nel 1935, ripristinando l’aspetto originale del tempio bizantino e convertendolo in un museo. Hagia Sophia di Costantinopoli è il quarto edificio religioso più grande d’Europa dopo San Pietro a Roma e le cattedrali di Siviglia e Milano.
Il Mosaico della Deesis è la prima cosa che il visitatore incontra dopo aver attraversato i cancelli. Anche se solo i volti di Cristo, San Giovanni Battista e la Vergine Maria sono stati conservati, è uno dei migliori esempi di questo tipo di arte nella città. Accanto all’abside ci sono altri due “dipinti”. La prima raffigura l’imperatore Giovanni II e sua moglie Irene (una donna slava con enormi capelli biondi) che rendono omaggio alla Vergine. La seconda evidenzia le effigi di Costantino IX e dell’imperatrice Zoe accanto a Cristo.
Funzione del nartece
Il titolo della voce si riferisce a tre elementi architettonici che, oltre alle loro primitive funzioni, che descrivo di seguito, furono di grande importanza per conservare una serie di sculture, disposte in meravigliosi portali e altri elementi che non sarebbero arrivati ai nostri giorni così ben conservati, compresa anche la loro policromia più o meno originale.
In epoca romana, l’atrio era il cortile principale di alcuni templi e la domus, come veniva chiamata la casa unifamiliare romana, in cui vivevano le famiglie di un certo livello economico.
Dopo essere entrati nella domus attraverso un vestibolo, che era di piccole proporzioni, si arrivava all’atrio, un elemento caratteristico della domus, coperto e con un’apertura centrale attraverso la quale entrava l’acqua piovana, nel cosiddetto “impluvium”.
Il suo stato di conservazione è ancora abbastanza intatto, grazie alla successiva costruzione della facciata dell’Obradoiro in epoca barocca. Tuttavia, è attualmente in fase di restauro.
Nartece di una chiesa
Atrium (dal latino atrium) era il cortile della domus (ricca casa romana) e di alcuni templi romani. Dall’architettura romana si passò all’architettura paleocristiana e da lì all’architettura medievale. È il recinto chiuso e solitamente porticato che precede l’ingresso di un edificio.
Nelle chiese, è un cortile porticato situato ai piedi della chiesa, che serve da ingresso. Aveva una fontana e dei portici. L’accesso era libero a chiunque fino all’atrio, mentre l’interno della chiesa era riservato ai fedeli.
Nei templi antichi c’erano vari tipi di delimitazione del recinto sacro al di fuori dell’edificio del tempio stesso, ma intorno ad esso (peribolos, temenos, templum, sacellum). Infatti, in casi estremi, il tempio poteva essere ridotto a un semplice altare senza alcuna copertura, ma c’era sempre un recinto delimitato come sacro e da non profanare (usato per altri scopi).
In realtà, la distinzione tra “atrio” e “portico” (essere coperto o scoperto) non è seguita nell’uso comune, anche nella letteratura di architettura,[3] e il DRAE stesso dà due definizioni di “portico” che corrispondono all’uso comune di “atrio”: Portico: Un luogo coperto e colonnato costruito davanti a templi o altri edifici sontuosi. Galleria con arcate o colonne lungo una facciata o il muro di un cortile.[4] A loro volta, i primi due significati di “galleria” sono: Una stanza lunga e spaziosa, con molte finestre, o sostenuta da colonne o pilastri, usata per passeggiare o per esporre dipinti, ornamenti e altri oggetti. 5] Più confusione sorge con l’identificazione, che il DRAE stesso fa, tra “portale”, “portico” e “portico”.[6] Il DRAE stesso fa tra “portale”, “portico” e “portico”.
Significato dell’atrio
In quasi tutti i casi è comune che le chiese, oltre alla navata principale, abbiano un atrio o nartece, di origine paleocristiana, e il presbiterio preceduto da un’iconostasi, così chiamata perché su questo recinto traforato venivano poste delle icone dipinte.
Anche la cappella di San Michele, nella tribuna sud del nartece, è decorata con affreschi del XIII secolo: sulla volta, Cristo in gloria è circondato dai quattro evangelisti, angeli e santi, mentre la parte inferiore della parete mostra l’inferno e quella superiore la vittoria degli arcangeli Michele e Gabriele su Satana.
La cattedrale vanta un carillon di sette campane, la più piccola delle quali è la ‘San Nicola’ (Nikolausglocke) nel nartece nord; le altre campane sono appese a due scatole di supporto nella torre occidentale.