Tra gli irti colli
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Mamma porta l’orologio
Colline d’argento, colline grigie, pendii grigi, rocce carsiche dove il Dueros traccia la sua curva a balestra intorno a Soria, lecci scuri, aridi campi di pietra, sierre calve, strade bianche e pioppi di fiume, sere di Soria, mistico e guerriero, oggi provo tristezza per te, tristezza che è amore, tristezza che è amore! Campi di Soria!
Ragazzo.- Sì.Madre.- Dobbiamo tornare indietro nel tempo.Quanto lontano vive questa gente.Ragazzo.- Ma queste terre sono buone.Madre.- Buone; ma troppo solitarie.Quattro ore di cammino e non una casa o un albero.Ragazzo.- Queste sono le terre aride.Madre.- Tuo padre le avrebbe coperte di alberi.Ragazzo.- Senza acqua?
Vanno e vengono i miei pensieri come il mare sicuro e gentile
Il Douro è lontano, è oltre.Gioia del fiume Tua che il Douro ha, Socalcos di amore senza disdegno, Abbraccio di affetto fatto bene.La generosità dei suoi lavoratori, Vino fatto con i profumi dei fiori. Le colline che si stendono all’orizzonte, gli arcobaleni che si abbeverano al fresco della primavera, la ginestra che adorna il Douro, il pendio bizzarro che hai amato all’eccesso, hai trasceso la natura dei miei padri, con inni celestiali mi fai ubriacare, bella terra che si esalta, la freschezza dei suoi fiumi ci rapisce, S. Lourenço ha una bella culla, e la bellezza dei suoi fiumi ci rende orgogliosi. In un terreno succulentoSi guadagna il calice divinoDi vino rosso e generosoVictor Marques
Colline d’argento, colline grigie che genere letterario è?
Non ci sono informazioni precise su quando e come la prima croce sia apparsa nel villaggio. Tuttavia, diverse fonti letterarie della seconda metà del XIX secolo testimoniano che già allora il tumulo era considerato un luogo sacro.
Si crede che le prime croci furono messe dai parenti delle vittime della ribellione nel 1831, poiché il governo zarista non permetteva alle famiglie di onorare i loro morti in modo adeguato. Le croci divennero più numerose dopo l’altra ribellione del 1863. Ma questa versione è apparsa nel periodo sovietico.
Manolin e Trini
In un’occasione, quando ho menzionato la sfortuna di non avere alberi adeguati, le donne con me hanno rivelato che non era sempre stato così. Prima del Grande balzo in avanti, hanno detto, quelle colline erano state coperte di pini, eucalipti e cipressi, ma erano stati tutti abbattuti per alimentare i forni da cortile in cui si produceva l’acciaio.
Me l’hanno detto con un tono gentile, senza mostrare amarezza, come se non fosse la fonte della loro battaglia quotidiana per il carburante. Sembravano considerarlo come un’altra calamità che la vita aveva gettato su di loro.
Io, invece, rimasi scioccato nel vedere per la prima volta e con i miei occhi le conseguenze catastrofiche del Grande Balzo in Avanti, che mi era stato raccontato come un “glorioso successo”.