Proprieta invariantiva della sottrazione in colonna
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I determinanti sono stati introdotti in Occidente a partire dal XVI secolo, cioè prima delle matrici, che sono apparse solo nel XIX secolo. Vale la pena ricordare che i cinesi (Jiuzhang Suanshu) furono i primi a utilizzare la tabella degli zeri e ad applicare un algoritmo che, dal XIX secolo, è noto come eliminazione di Gauss-Jordan.
I determinanti hanno fatto la loro comparsa in matematica più di un secolo prima delle matrici. Il termine matrice fu creato da James Joseph Sylvester, cercando di sottintendere che fosse “la madre dei determinanti”.
I contributi più prolifici alla teoria dei determinanti vennero dal matematico francese Agustin-Louis Cauchy (1789-1857). Cauchy scrisse, nel 1812, una memoria di 84 pagine contenente la prima dimostrazione della formula
Uno dei maggiori contributori alla teoria dei determinanti (Cauchy solo prima di lui) fu il matematico tedesco Carl Gustav Jacobi (1804-1851). Fu con lui che la parola “determinante” fu accettata definitivamente. Sylvester ha poi chiamato questo determinante Jacobian.
Dimostrazioni delle proprietà dei determinanti
A causa del comportamento speciale della traccia di una matrice quando si cambia base, la traccia di un’applicazione lineare può essere definita in modo unico, indipendentemente dalla base scelta. Se uno spazio vettoriale di dimensione finita è dotato di un prodotto scalare, e si ha una base ortonormale, allora la traccia di un endomorfismo di tale spazio è data da:
Questo può essere facilmente visto considerando la corrispondente forma canonica di Jordan dell’applicazione lineare associata alla matrice. Poiché la traccia di una matrice e la forma di Jordan associata sono uguali perché la traccia è un invariante algebrico, la traccia della matrice è la somma degli elementi della diagonale della forma di Jordan, cioè la somma degli autovalori.
Il concetto di traccia definito per le matrici può essere generalizzato agli spazi a dimensione infinita, anche se in questi casi non qualsiasi operatore ha una traccia definita, ma un’ampia classe di operatori chiamati operatori di classe di traccia o operatori a traccia finita.
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Capitolo 1 DETERMINANTI Definizione 1 (Matrice di trasposizione) Chiameremo matrice A t = (a ij ) la matrice A t = (a ji ); cioè, la matrice che consiste nel mettere le righe di A come colonne.
Argomento 1 Ripasso di matrici, determinanti e sistemi di equazioni lineari Iniziamo questo primo argomento con un problema motivazionale. Problema: l’aria pura è composta essenzialmente dal 78 per cento
y Corso zero Matematica in informatica: y settembre 2023 y y y Qualsiasi insieme di elementi disposti in m righe e n colonne si chiama matrice di ordine m n: a 11 a 12 a 13 a 1n a 21 a 22 a 23 a 2n
Matrici equivalenti. Metodo di Gauss Data una qualsiasi matrice A, diciamo che B è equivalente ad A se possiamo trasformare A in B per mezzo di una combinazione delle seguenti operazioni: moltiplicare, moltiplicare, moltiplicare e moltiplicare.
3.- DETERMINANTI. 3.1. -Definizione Data una matrice quadrata di ordine n, il polinomio i cui termini sono tutti i prodotti possibili è chiamato il determinante di questa matrice (ed è rappresentato da A o deta).
Operazioni con i determinanti delle matrici
Particolare rilevanza deve essere data sia al sistema di numerazione utilizzato (decimale) sia alle relazioni e proprietà che appaiono nei loro calcoli per lo sviluppo di un corretto calcolo mentale. L’obiettivo è che gli studenti siano in grado di calcolare fluentemente e di fare stime ragionevoli, cercando di raggiungere un equilibrio tra comprensione concettuale e competenza nel calcolo.
Una potenza è una moltiplicazione iterata per cui, dati a e n numeri naturali, la potenza “a elevato a n” è il prodotto a.a.a…..a.a, n volte. Il valore a è chiamato la base della potenza e il valore n l’esponente della potenza. Come conseguenza di quanto sopra, il potenziamento sarà anche un’operazione interna a N e ha le seguenti proprietà:
L’operazione di radicazione o radice è l’operazione inversa dell’operazione di potenza per cui, dati i naturali a e n, la radice ennesima di a è il risultato b se e solo se elevando il risultato b all’esponente n si ottiene il valore a. In altre parole:
I termini della sottrazione si chiamano il minuendo (posto sopra o il primo), il sottraendo (posto sotto o a destra), rappresenta la quantità da togliere dal primo e la differenza, che è il risultato.