Preghiera per un defunto santagostino
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Io non sono andato St. Augustine
Se solo tu conoscessi il dono di Dio e cosa sia il Paradiso! Se solo tu potessi sentire il canto degli Angeli e vedermi in mezzo a loro! Se solo tu potessi vedere con i tuoi occhi gli orizzonti, i campi eterni e i nuovi sentieri che attraverso! Se solo per un istante tu potessi contemplare come me la bellezza davanti alla quale tutte le bellezze impallidiscono!
Credetemi: quando la morte verrà a rompere i vostri legami come ha rotto quelli che incatenavano me, e quando un giorno, che Dio ha fissato e conosce, la vostra anima verrà in questo cielo dove la mia vi ha preceduto, in quel giorno rivedrete colui che vi ha amato e che vi ama sempre, e troverete il suo cuore con tutta la sua tenerezza purificata.
Mi rivedrete, ma trasfigurato e felice, non più in attesa della morte, ma avanzando con voi lungo i nuovi sentieri della Luce e della Vita, bevendo con ebbrezza ai piedi di Dio un nettare di cui nessuno sarà mai sazio.
Preghiera per le anime del purgatorio dettata da Gesù
La Bibbia ci dice che dopo la morte viene il giudizio: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola e poi venga il giudizio” (Ebr. 9, 27). Dopo la morte viene il giudizio particolare dove “ognuno riceve secondo quello che ha fatto durante la sua vita mortale” (2 Cor. 5, 10).
Alla fine del mondo ci sarà il “giudizio universale” in cui Cristo verrà in gloria e maestà per giudicare i popoli e le nazioni. È la dottrina cattolica che nel giudizio particolare ogni persona è destinata a una delle tre opzioni: Paradiso, Purgatorio o Inferno.
-Coloro che hanno rifiutato l’offerta di salvezza di Dio ad ogni mortale, o che non si sono convertiti mentre la loro anima era nel corpo, riceveranno ciò che hanno scelto: l’inferno, dove saranno separati da Dio per tutta l’eternità.
Qui sorge spontaneamente una domanda la cui risposta è molto illuminante: per cosa siamo al mondo? Siamo in questo mondo per conoscere, amare e servire Dio e, attraverso questo, per salvare le nostre anime. Dio ci mette in questo mondo per collaborare con Lui nell’opera della creazione, per essere custodi di questo “giardino terrestre” e anche per prendersi cura dei nostri simili, specialmente di coloro che forse non hanno ricevuto tanti doni e “talenti” come noi. Questo è il fine della vita di ogni uomo: amare Dio sopra ogni cosa e salvare le nostre anime per tutta l’eternità.
Sant’Agostino sulla morte di sua madre
Questa preghiera per i cristiani defunti, quindi, non era una preghiera particolare e speciale, ma faceva parte di una preghiera generale fatta dai defunti e dal clero locale (vivo) e dai vescovi (vivi) di altre chiese. Era una preghiera ampia con dimensioni locali, universali e cosmiche. Era una preghiera per tutto il corpo di Cristo, sia nella sua dimensione terrena che in quella celeste. L’inclusione dei cristiani defunti in questa preghiera cattolica è nata dalla convinzione che essi fanno parte della Chiesa:
3. Motivo di pietà. Agostino credeva che la cura dei morti fosse pia e cristiana. In effetti, molto di questo è il soggetto della sua piccola opera, Mercy for the Deceased. Ma egli sostiene che la migliore cura che possiamo avere per i morti è quella spirituale, facendo suppliche a Dio per loro: “Infatti, se non ci preoccupassimo dei morti, certamente non pregheremmo Dio per loro” (Pietà per i defunti 14. 17). Sebbene questa ragione di pietà abbia la sua forza e si possa dire che sia vera (cioè che dobbiamo prenderci cura dei morti), non ne consegue che il modo di questa cura sia spirituale, soprattutto se non abbiamo un comandamento di Dio per farlo6. Invece, ci prendiamo umanamente cura di loro dando loro una sepoltura onorevole, come i cristiani hanno piamente fatto fin dall’inizio, e onorando e difendendo la loro memoria, eredità e testimonianza.
Preghiera di Sant’Agostino non piangere se mi ami
“Alcuni peccatori non sono perdonati né in questo mondo né nell’altro. Che alcuni peccatori non saranno perdonati delle loro colpe né in questo mondo né nell’altro non potrebbe essere detto con verità se non ci fossero altri (peccatori) che, sebbene non perdonati in questa vita, sono perdonati nel mondo a venire”.
Ci sono anche riferimenti di Tertulliano nel “De corona militis” dove menziona le preghiere per i morti come un’ingiunzione apostolica e nel “De Monogamia” (cap. x, P. L., II, col. 912) e consiglia a una vedova “di pregare per l’anima di suo marito, pregando per il riposo e la partecipazione alla prima risurrezione”; inoltre, le comanda di “fare sacrifici per lui nell’anniversario della sua morte,”
“Poi preghiamo per i Santi Padri e Vescovi che sono morti; e brevemente per tutti coloro che hanno lasciato questa vita nella nostra comunione; credendo che le anime di coloro per i quali preghiamo ricevono grande sollievo, mentre questa santa e tremenda vittima giace sull’altare”.
“Quando rinuncia al suo corpo e si conosce la differenza tra la virtù e il vizio, non può avvicinarsi a Dio finché non si è purificato con il fuoco che pulisce le macchie di cui la sua anima è infettata. Quello stesso fuoco negli altri annullerà la corruzione della materia e la propensione al male”.