Cose la teodicea del lavoro
Gnoseologia
Gli studenti che venivano dalla guerra, dagli ospedali e dai campi di prigionia non potevano farsi dire nulla da una teologia liberale e borghese. Era molto più vicino alla loro vita imparare la fede di fronte al crocifisso e la speranza della potenza liberatrice del Risorto. Da Cristo crocifisso hanno potuto interpretare la propria esperienza di vita crocifissa. Per questo gli piaceva la “Theologia crucis” del giovane Lutero. L’esperienza stessa della vita lo portò al cristocentrismo; a un cristocentrismo della croce e della resurrezione (1988: 16).
Tuttavia, questo studio si concentrerà sulla teologia della croce di Mol-tmann e prenderà come punto di riferimento fondamentale la sua opera Il Dio crocifisso2, tenendo conto che in essa articola e armonizza in modo inedito tre temi problematici, centrali nel suo pensiero, che hanno avuto rilevanza e trattamento indipendente in diversi periodi e scuole di lavoro teologico, e che daranno sostanza a questo articolo: cioè la questione della teodicea, il pathos di Dio e il carattere trinitario della morte in croce di Gesù Cristo.
Antropodicea
Anche Ibn Hazm, di Cordova (†1065), cerca di conciliare la scienza divina e la libertà umana. Ibn Al-Asif, di Almeria (†1141), afferma che Dio è trascendenza assoluta, al di là di ogni proporzione e di ogni analogia con la creazione.
Tra gli ebrei c’era anche una “scolastica”, con problemi e caratteristiche simili a quella araba. Il primo nome degno di nota è quello di Ibn Gabirol (†1050) – il latino Avicebron. Per lui Dio è fondamentalmente volontà creatrice, che imprime la sua impronta sulla materia informe e universale. L’uomo, dal sensibile, può tornare alla volontà creatrice di Dio. Nel XII secolo troviamo due figure che rappresentano una posizione tra lo scetticismo e il misticismo: Jehudah Ha-Levi (†1141), di Toledo, che è a favore della rivelazione quando si decide su questioni divine. Il suo libro Khozari – scritto in forma di dialogo – è un appello contro la filosofia. Accanto a lui, il cordovano Ibn Saddiq (†1148) segue, in generale, la linea di Ibn Gabirol. Ma capisce che, alla fine, possiamo sapere poco di Dio, data la sua trascendenza inaccessibile.
Esempi di teodicea
La teodicea (dal greco θεός -Dio- + δίκη -giustizia-) è un ramo della filosofia il cui scopo è la dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio attraverso il ragionamento, così come la descrizione analoga della sua natura e dei suoi attributi. Etimologicamente parlando, la Teodicea è “giustificazione di Dio”, e quindi rientra nell’ambito più ampio della teologia naturale, anche se questi due termini sono spesso presi come sinonimi.
Il termine “teodicea” è stato creato nel XVIII secolo da Leibniz come titolo di una delle sue opere, Saggio sulla teodicea. Sulla bontà di Dio, la libertà dell’uomo e l’origine del male, anche se Leibniz intendeva per “teodicea” qualsiasi indagine il cui scopo era spiegare l’esistenza del male e giustificare la bontà di Dio.[1] In questo saggio, Leibniz non giustifica l’esistenza di un Dio filosofico non confessionale, ma del Dio dei cristiani, con la sua visione dell’uomo, del male e del mondo.
Teodicea pdf
La possibilità di una riconciliazione filosofica tra Dio come principio assoluto di bontà e il male nella realtà attuale attraverso le sue varie manifestazioni (povertà, guerra, malattia, ignoranza, ecc.), è stata una preoccupazione costante nella storia del pensiero occidentale. Se Dio esiste, come è possibile che ci sia il male nel mondo? Per dare una risposta razionale soddisfacente, sono state proposte diverse risposte. Ma Agostino d’Ippona rappresenta una delle prime risposte dominanti della Storia dell’Occidente, per cui la conoscenza della sua posizione su questo tema è degna di essere analizzata. Così, lo scopo di queste righe è triplice: (1) definire quale sia la soluzione estetica di Agostino al problema del male, (2) segnalare alcune critiche ben note alla sua posizione nel XX secolo, (3) osservare che la soluzione agostiniana, non essendo del tutto soddisfacente, può ancora essere la base per una teodicea che sia in grado di armonizzare l’esistenza di Dio e del Male nel mondo, avendo precedentemente valutato le diverse posizioni critiche fatte dai suoi critici.