Cose ci in analisi grammaticale
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Analisi grammaticale delle frasi
Le prime cinque (nome, aggettivo, articolo, pronome e verbo) sono le cosiddette parti variabili del discorso, perché possono avere diverse forme; e le altre quattro (avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione) sono le parti invariabili del discorso, perché hanno una sola forma.
D’altra parte, le parole invariabili come gli avverbi so o after, o come le preposizioni in, to o from, come la congiunzione but o come l’interiezione ¡ea! hanno una sola forma che non ha varianti rilevanti (ad esempio, è importante dire maybe come perhaps; e le varianti y/e, o/u sono semplicemente eufoniche).
D’altra parte, le categorie lessicali hanno importanti paralleli con le classi di parole aperte, in quanto sostantivi, aggettivi e verbi sono conformi a modelli di produttività lessicale. Come menzionato sopra, e sebbene non si possa postulare un’identificazione completa, le categorie funzionali sono legate a classi di parole chiuse.
Esercizi di analisi sintattica semantica e morfologica
a) Avverbi di enunciazione, o illocutivi (preformativi o realizzativi): i più periferici, occupano una posizione assoluta iniziale o finale esterna alla frase e hanno una funzione particolarmente pragmatica, orientata verso il destinatario o il mittente (francamente, sinceramente) o verso il codice (testualmente, concretamente, letteralmente, come le locuzioni parallele del tipo de paso, en resumen o i computer first, second). Sono separati dal segno ortografico virgola: Francamente, non ti capisco.
b) Avverbi di cornice o avverbi circostanziali scenici: anch’essi esterni alla frase ma meno periferici, servono a indicare la cornice spaziale o temporale del predicato: actualmente. Se appaiono con un avverbio di enunciazione, quest’ultimo lo precede: Sinceramente, ora c’è sempre meno tempo per pensare.
c) Avverbi di modus o di modalità, o attitudinali: esprimono l’atteggiamento del parlante in relazione al valore di verità del contenuto proposizionale della frase (probabilmente, sicuramente), o per limitare o rafforzare il valore di verità dell’affermazione (presumibilmente, indubbiamente); e le locuzioni in verità, in realtà.
Esempi di analisi grammaticale
ARGOMENTO 1. LA FRASE GRAMMATICALE. LA FRASE SOSTANTIVA. 1.1. – COS’È UNA FRASE? Guardiamo questo paragrafo. Il sole è alto. La strada è fiancheggiata dalle ombre dei pioppi. Le erbe sui bordi, che sono raggiunte dalle ombre, hanno ancora grandi gocce di rugiada su di loro. Si può dire che l’insieme costituisce un messaggio, ma al suo interno possiamo isolare tre unità di comunicazione più brevi che hanno un senso compiuto in sé. Queste unità si chiamano frasi e sono: Il sole è alto.
Il CD non risponde sempre alla domanda che, né può essere passivato, né può essere sostituito dal pronome, senza creare una costruzione molto forzata. Questo è il caso dei complementi diretti di misura, durata, peso e prezzo.
In questi casi sia la frutta che il formaggio hanno un valore generico non attualizzato e determinato; la loro rappresentazione più naturale e meno forzata è con il pronome indefinito. Rispondono alla domanda: mangi molto o mangi quello. Notate la differenza:
Altri criteri scolastici sono difficilmente utilizzabili. Quella della domanda cosa? può essere applicata logicamente solo ai complementi non animati, ma anche ai soggetti: io voglio questo. tu cosa vuoi? Qualcosa sta arrivando, cosa sta arrivando? In frasi come: mi piace il pane o mi piacciono i dolci, possiamo vedere dall’accordo che è il soggetto, ma la domanda a cosa risponderebbe il soggetto. Se il complemento è animato una domanda parallela con chi? sarebbe identico a quello che si dovrebbe chiedere per l’I.C.
Categorie grammaticali
Ora, quali sono i tipi di parole, i “paradigmi” che possiamo trovare? Delimitare i tipi di parole è stata una preoccupazione costante nella nostra storia grammaticale. Già nel 1492, Antonio de Nebrija si pose questa stessa domanda e, in mancanza di precedenti, si rivolse alle grammatiche latine e greche, che avrebbero determinato il nostro approccio alla morfologia fino quasi ai giorni nostri.
Questa classificazione è rimasta quasi identica (tranne che per le forme verbali non personali) fino alla grammatica di Alarcos nel 1994. Sia la prima grammatica del RAE (1771) che l’Esbozo, già nel 1973, continuavano a raggruppare nomi e aggettivi sotto la categoria di “nome”, e determinanti e pronomi sotto quella di “pronome”. Così, la prima Gramática de la lengua castellana (1771) distingueva nove parti del discorso: nome, pronome, articolo, verbo, participio, avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione.
Questa teoria si ripercuote anche nell’ortografia; infatti, l’intenzione della RAE era di eliminare l’accento diacritico da quelli che fino ad allora aveva considerato pronomi dimostrativi, ma alla fine rimase una semplice raccomandazione nell’Ortografia del 2023 (l’abitudine, mantenuta fin dalla Grammatica -che allora includeva l’Ortografia- del 1870, ha pesato molto). Se in entrambi i casi si tratta di determinanti, la tilde diacritica non ha più senso. Questo significa anche, per gli insegnanti di spagnolo come lingua straniera, una certa liberazione dalla “croce” che era la tilde diacritica nei dimostrativi, poiché costringeva gli studenti a un’analisi morfologica costante.