Che cosa sono le espressioni formulari in epica
Contenuto
Menestrelli e trovatori
Verba claves :Cantar de mio Cid, carmina heroica Hispanica Medi Aeuii, Chronica Adefonsi Imperatoris, formulae, Historia Roderici, historiographi Hispani Medi Aeuii, Libro de Fernan Gonzalez, Mocedades de RodrigoHaut de page
3 Questa dispersione nella definizione di questo concetto non è esclusiva degli studi sull’epica omerica, ma si ritrova anche nelle analisi delle chansons de geste10. Sarah Kay ne dà conto, offrendo un’ampia gamma di definizioni proposte, pur sottolineando il contenuto lessicale delle formule, a scapito del loro aspetto metrico11. In questo senso, la definizione che secondo noi è la più completa e fortunata è quella data da Paul Zumthor:
5Tuttavia, bisogna tener presente che i condizionamenti metrici e ritmici che si impongono nelle formule dei testi in versi scompaiono nelle cronache in prosa, per cui la definizione della formula nelle cronache latine varia su questo punto rispetto alle opere in cui il conteggio sillabico ne determina la composizione.
Esempi di giocolieri
Odisseo divino”, la dea Atena “dagli occhi di gufo”, ecc. Naturalmente, un eroe o un dio può portare una o più di queste qualifiche, ognuna di lunghezza e struttura metrica diversa. Se guardiamo più lentamente, la maggior parte dei poemi omerici sono scritti con frasi impostate, fisse, che si incastrano e con i nomi seguiti da qualificatori per formare i versi. È come se il poeta componesse non con le parole, ma con le frasi. Per esempio, “a lui rispose” o “ma dopo aver sentito questo” possono essere seguiti da diversi gruppi di nomi propri e qualificatori che agiscono come soggetti.
3º) Il linguaggio arcaizzante. La lingua di Omero è fondamentalmente ionica, quella dei greci dell’Egeo centrale e della costa centrale dell’Asia Minore. Ma contiene elementi derivati in definitiva dai dialetti del periodo miceneo e da un dialetto post-miceneo, l’eoliano. Contiene anche arcaismi che non possiamo definire dialetticamente. E forme artificiali, che fanno entrare certe parole nell’esametro. Ci sono quindi contraddizioni nel linguaggio paragonabili a quelle che abbiamo trovato nel contenuto. Sono dovuti alla stessa causa: una tradizione epica ininterrotta dal secondo millennio.
Il maestro opposto a quello dei menestrelli.
L’epopea è di lunghezza considerevole e l’argomento si riferisce a fatti memorabili in cui è coinvolto il meraviglioso. Il suo materiale proviene quindi da una triplice fonte: la storia propriamente detta, i miti e le leggende.
Il verso caratteristico di queste poesie è l’esametro dattilico. Il loro linguaggio è di tono alto e solenne e si distingue per l’uso di espressioni formulaiche che contribuivano alla memorizzazione dei lunghi poemi.
Epica eroica, con un tema bellico, il suo interesse principale è quello di esaltare i valori dell’aristocrazia guerriera. Il protagonista è un eroe di status illustre che viene preso come modello dei valori e delle tradizioni accettate dalla società. La narrazione non coinvolge le emozioni particolari del poeta, ma c’è un allontanamento dell’artista dall’opera. Esempi sono l’Iliade e l’Odissea.
Menestrelli
Tuttavia, le origini dell’epica in Europa hanno a che fare prima di tutto con le tradizioni orali dei popoli germanici che occuparono il territorio dell’Impero Romano a partire dal V secolo. Nessuno dei primi testi di queste opere letterarie è giunto fino a noi, poiché appartenevano a una cultura che non aveva una letteratura scritta. Tuttavia, occasionalmente e fortuitamente sono sopravvissute alcune poesie che sembrano essere abbastanza vicine alle canzoni originali. Il caso più significativo è Beowulf, un buon rappresentante della prima epica scandinava, conservato in un dialetto sassone nel Danelaw britannico in un manoscritto del X secolo circa. Anche la Canzone dell’ospite di Igor, sebbene sia di origine slava, è degna di nota nello stesso senso, e sebbene sia più tarda nel tempo, non sembra nemmeno essere stata eccessivamente influenzata dalla cultura greco-latina.
Poco dopo, a metà del XVII secolo, l’inglese John Milton riuscì ancora ad aumentare il prestigio del genere con il suo Paradise Lost, rivendicando l’epica come un modello letterario capace di competere con la Teologia stessa. Da quel momento in poi, per tutto il XVIII secolo – ricordiamo l’enorme successo critico del Der Messias di Klopstock in quel periodo – e buona parte del XIX secolo, l’epica fu presentata come il modello testuale la cui eccellenza doveva essere dimostrata da chiunque volesse essere considerato un autore degno di essere preso in considerazione. Da qui, per esempio, l’incursione di Voltaire in questo genere all’inizio della sua carriera con la sua Henriade.